Dentix, in bilico tra fallimento o nuova proprietà: al via il concordato preventivo
Va avanti la travagliata vicenda di Dentix, la catena di cliniche odontoiatriche che non ha più riaperto dopo il lockdown. La novità è che lo scorso 25 giugno la società ha fatto richiesta di concordato preventivo al tribunale di Milano. È una procedura che potrebbe portare a scenari molto diversi tra loro: la riapertura delle cliniche sotto la gestione della stessa società (che fa parte del gruppo Dentix Health Netherlands ma ha come amministratore unico lo spagnolo Angel Lorenzo Muriel); la riapertura sotto la gestione di un’altra società o il fallimento. Di certo non sarà una cosa breve: Dentix ha chiesto un concordato “in bianco”, riservandosi fino a 120 giorni di tempo (prorogabili di altri 60) per presentare un piano, portare un acquirente o alzare bandiera bianca. Cosa succederà adesso? “Sarà il giudice a deciderlo, dopo aver vagliato le opzioni sul tavolo. Di certo, esiste la possibilità che l’attività prosegua, ma adesso è impossibile fare previsioni” spiega l'avvocato Mariateresa Ricciardi dell' Associazione Consumatori Avvocati al Tuo Fianco, che invita i clienti rimasti col cerino in mano a contattare le sedi locali dell’associazione, “perché ogni situazione è differente e non è possibile fornire un consiglio valido per tutti”. Con la riapertura delle attività commerciali, i 57 negozi-cliniche di Dentix sono comunque rimasti chiusi, vittime del lockdown da Coronavirus che è durato circa due mesi. Sono centinaia i clienti che avevano pagato per cure dentali rimaste in sospeso e sui quali pesa un doppio macigno: quello della salute, con problemi non ancora risolti, e quello economico, per cure che possono costare anche migliaia di euro. “Il concordato preventivo è un modo per evitare il fallimento, facendo una proposta ai creditori” spiega l'Avvocato Ricciardi, la quale specifica che per i creditori, queste proposte sono in genere piuttosto “sanguinose” perché spesso prevedono il saldo di solo il 30-40% della cifra dovuta. “L’opzione più ottimistica è che, mentre il concordato va avanti, le cliniche possano riaprire. Ma per farlo bisogna pagare i dipendenti, e questo non sappiamo se sia possibile”. La situazione attuale non induce all'ottimismo: al momento in cui scriviamo neanche il sito ufficiale è raggiungibile.
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